Malattia di Fahr

Malattia di Fahr codice esenzione RF0370

La malattia di Fahr, meglio nota al giorno d’oggi con l’acronimo inglese PFBC (Primary Familial Brain Calcification – Calclficazioni cerebrali familiari primitive) è una malattia rara, caratterizzata dall’accumulo di fosfato di calcio in alcune aree cerebrali, tra cui i gangli della base ed i nuclei dentati del cervelletto. Queste aree sono costituite da materia grigia, ovvero un insieme di neuroni, ma anche altre aree del cervello possono esser interessate dalle calcificazioni, tra cui la sostanza bianca sottocorticale e la corteccia cerebrale, la sostanza nera mesencefalica ed il nucleo rosso.
La reale frequenza della PFBC non è nota, ma è considerata una malattia rara. Dal 2012 ad oggi, sono stati scoperti 6 geni responsabili di questa patologia (SLC20A2, PDGFRB, PDGFB, XPR1, MYORG, JAM2), che ha pertanto una base genetica. La possibilità di trasmettere la malattia alla prole varia a seconda dei geni, poiché alcuni si trasmettono con modalità dominante, ed altri con modalità recessiva. In una percentuale significativa di casi (fino al 50%), tuttavia, il gene che causa la malattia rimane ignoto.
L’età d’esordio dei sintomi è variabile ed interessa l’età adulta, in genere intorno alla quinta decade.
Da un punto di vista clinico, la malattia si presenta in modo molto eterogeneo, con tre gruppi di sintomi: disturbi del movimento, deficit cognitivi o disturbi psichiatrici. Tra i disturbi del movimento possono comparire parkinsonismo (in alcuni casi mimando segni e sintomi della malattia di Parkinson classica), tremore, distonia, corea ed atassia. I disturbi cognitivi e psichiatrici (come ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo) possono essere presenti in maniera isolata o in combinazione con i disturbi del movimento. Pertanto, molti pazienti presentano un quadro complesso che unisce più segni e sintomi di queste tre sfere e, non infrequentemente, ricevono diagnosi di altre malattie, per la elevata somiglianza con esse.
E’ importante sottolineare che la presenza di calcificazioni cerebrali ha numerose cause, genetiche e non, e che la malattia di Fahr è solo una di esse, configurandosi come malattia genetica. Le calcificazioni vengono classicamente diagnosticate dopo esecuzione di una TC (tomografia computerizzata) dell’encefalo, mentre in RMN (risonanza magnetica) possono essere sottostimate o non distinguibili da altri tipi di metalli che si possono depositare nell’encefalo.
Ancor più importante è chiarire che la sola presenza di calcificazioni evidenziate alla TC non implica lo sviluppo di segni e sintomi clinici, anche in età avanzata. Esistono infatti soggetti del tutto asintomatici nonostante le estese calcificazioni messe in evidenza dalle indagini radiologiche. In altre parole, non c’è correlazione tra l’estensione delle calcificazioni e la gravità della patologia, a qualsiasi età.
Non esistono terapie specifiche per la malattia, il cui trattamento si avvale di farmaci sintomatici per i disturbi che i pazienti lamentano (antidepressivi, farmaci dopaminergici in caso di parkinsonismo, ecc).
La diagnosi della malattia prevede l’esecuzione di TC dell’encefalo, esami ematochimici per escludere altre cause di calcificazioni cerebrali (es.: ipoparatoroidismo), ed indagini genetiche per analizzare i geni che causano la PFBC. Dopo le indagini genetiche, è consigliabile eseguire una consulenza genetica presso Medici (Neurologi o Genetisti) che conoscano le caratteristiche della malattia.

Contatti email fahr@amaram.it
Testo di
Miryam Carecchio, MD, PhD

Assistant Professor of Neurology
Movement Disorders Unit
Department of Neuroscience
University of Padua
Padua, Italy